Tutti i colori dell’Ira, il nuovo album di Ira Green – La recensione

Un titolo già dice tutto di un album: “Tutti i colori dell’Ira“, parla di varietà e di conseguenza di mancanza di banalità. Il nuovo cd di Ira Green non stanca mai all’ascolto, anzi più volte riesce a sorprendere e anche a divertire.

Diverte scoprire le varie assonanze, sempre comunque vestite in uno stile IRAcondo: in diversi brani, il ritmo cambia repentinamente, svelando bravura ma anche evitando l’assopimento dell’orecchio ed in altri si scoprono inaspettate contaminazioni.

Talvolta un brano singolo appare come un cocktail, i cui diversi gusti si sposano perfettamente.

Subito dopo la bella introduzione (“Welcome to“), c’è l’originale strofa in marcia punk di “Malia” e si nota già il tipico e deciso cambio di melodia nella stessa canzone. “Burattino“, al di là della tematica inconsapevolmente Bennatiana (forse la comune aria partenopea?), è un incrocio bello di una strofa funky ed un ritornello punk/rock.

Nel “Circo del bugiardi” la strofa ha un che di “zum pap pa” circense in 3/4, con tanto di Ira imbonitrice che appare all’improvviso. Sembra una visione del circo distorta da un  incubo rock poco infantile.

I need help” ha un sentore di Nirvana, ma ricoperti da un manto punk , che scaturisce in qualcosa di  semplicemente originale. “La Corrida” porta alla mente il periodo d’oro di Donatella Rettore, ma sempre con un tono hard.

A volte invece Ira colpisce, perchè si trasforma realmente e qui nasce un misto di indiscutibile bravura artistica ma anche di inquietante, perché Ira deve anche essere inquietante, mutazione alla Regan McNeil in pieno esorcismo: “Shattered Love Blues” è blues puro e bello (con voce soul e coro gospel),” Roses” ha un sound americano anni ’90 e “Goodbye I’m Leaving” è un classico lento interpretato benissimo.

In tutto questo ci sono anche canzoni varie ed isolate, come la punta di ironia nel testo di “Mai ‘na gioia“, che può ricordare, testualmente, un “Fattore S” degli 883 o “Goodnight Vienna” di Ringo Starr, scritto da John Lennon) e l’originalissimo duetto di “Vecchia Scuola” con Roberto Cilia.

Alcuni brani infine sono dei rassicuranti ma non piatti, “classici” del rock o punk rock: “I miei tempi“, “I am your hero“, “Orfani Precoci“, “Mondo senza regole” (in entrambi citati, anche la tematica testuale è tanto genuina quanto topica di un certo stile musicale e di vita).

In conclusione, ciò che emerge dal terzo album di Ira Green, è un grande talento melodico, timbrico, compositivo  e genuinamente rock. Emerge anche un deciso talento dei musicisti che la circondano. Tutti i colori, splendidamente vivaci , dell’Ira, per un bellissimo affresco, che unisce passioni e background musicale di una grandissima artista.

Rey Brembilla

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