Abbattere la logica dei palazzinari all’insegna dell’eco-sostenibilità è il progetto di due giovani imprenditori.

I fratelli Florio, due giovani veneti, fondano iDROwash.

Da dove è nata questa idea?

<<L’idea nasce durante la ristrutturazione di una casa ereditata da nostro nonno. I materiali erano ancora buoni, ma ci avevano consigliato di demolire e ricostruire. Ci sembrava un enorme spreco e così ci siamo messi a cercare una soluzione. Abbiamo scoperto che negli Stati Uniti esisteva una tecnologia che abbiamo importato e modificato per adattarla alle nostre necessità.

 

Volevamo che la macchina fosse sostenibile per l’ambiente, volevamo eliminare o comunque ridurre l’uso dei prodotti chimici che normalmente vengono impiegati in questo tipo di lavoro. Vedendo gli ottimi risultati ottenuti abbiamo avviato una nostra azienda e deciso di pubblicizzarci su internet da dove sono arrivate le prime richieste di lavoro>>.

 

In cosa consiste? Che costi ha rispetto ai metodi tradizionali?

 

<<iDROwash è un macchinario molto complesso e costoso per la pulizia delle superfici esterne degli edifici, come a esempio le facciate e i piazzali di capannoni industriali, supermercati, centri commerciali, parchi divertimento e anche condomini, alberghi, stazioni, piazze e persino aeroporti.

 

Rispetto ad altri metodi si eliminano i costi e anche l’impatto ambientale dovuto all’uso di prodotti chimici. Il che lo rende molto più economico e consigliato per tutti i luoghi, anche quelli abitati e frequentati da bambini, animali domestici e nelle vicinanze di alberi e aree verdi>>.

 

Avete proposto questa idea a concorsi mirati per start up innovative, create da giovani e, soprattutto, con rispetto per l’ambiente a basso costo?

 

<<Abbiamo inviato decine di candidature a concorsi per start up innovative, l’offerta è davvero tanta. In un paio di casi siamo stati anche premiati. Premi che ci hanno dato molta visibilità su importanti giornali, radio e tv.

 

Di contro, a nostro avviso, mancano o comunque non siamo riusciti a trovare, programmi concreti che aiutino imprese come la nostra nello sviluppo e nell’accesso al mercato. Non bastano i soldi, servono solide relazioni industriali e di filiera con le aziende del settore nonché accedere alle fiere di settore>>.

 

Avete lasciato un lavoro a tempo indeterminato, oggi in Italia quasi un’utopia, per iniziare un’attività imprenditoriale rivoluzionaria e, probabilmente, molto rischiosa. Cosa Vi ha spinto? Solo l’idea di poterci riuscire o dare, nel proprio piccolo, un segno che nel tessuto occupazionale qualcosa può cambiare?

<<Una scelta non facile, ma arrivati a un punto inevitabile. I nostri impieghi non ci davano soddisfazioni, ne erano valorizzate le nostre competenze. Cercavamo da tempo di avviare un nostro progetto imprenditoriale, oggi abbiamo creato il nostro lavoro ma prevediamo entro 18 mesi di assumere 2 collaboratori se si concretizzeranno alcuni accordi commerciali. Ci siamo posti anche l’obiettivo, non facile, di dare un segno che è possibile creare anche nuovi posti di lavoro>>.

 

Come fate a cercare clienti? A quali stakeholders Vi rivolgete?

 

<<Il nostro principale canale di vendita è internet abbiamo un sito (http://www.iDROwash.it/) e anche una pagina su Facebook (https://www.facebook.com/Idrowash/) che funzionano molto bene.

 

Inoltre abbiamo stretto degli accordi commerciali con due aziende di servizi che stanno muovendo i primi passi e producendo risultati molto positivi. Abbiamo in programma di aumentare il numero di questi accordi, stiamo cercando aziende attente all’innovazione e alle opportunità di ampliare il loro giro d’affari>>.

 

Con la proposta a costo zero: “Soft Urban Regeneration”, strade e piazze tirate a lucido riducendo al minimo l’impatto ambientale, Vi proponete di dare una mano ai Comuni Italiani.

 

<<Ci arrivano molte richieste da tutta Italia di cittadini che vorrebbero tirare a lucido le strade e le piazze del proprio comune. E così abbiamo pensato a una proposta che vada incontro alle amministrazioni locali, quasi sempre a corto di risorse economiche. A pagare sono sponsor privati, che coinvolgono anche associazioni di quartiere, negozi e aziende che si organizzano in un progetto di raccolta fondi, quasi una sorta di colletta. Un progetto che speriamo di poter realizzare presto>>.

 

Riqualificare e non abbattere per ricostruire, potrebbe essere la risposta: da un lato sfruttare posti che sono lasciati all’abbandono e dall’altro sostenere un costo minore. Si coniuga in questo modo: ambiente, estetica ed economicità. Siete consapevoli che recuperare, piuttosto, che ricostruire va a incidere in un mercato come quello dell’edilizia intorno a cui gravitano grandissimi interessi? Soprattutto con le pubbliche amministrazioni?

 

<<Gli edifici sono come le automobili. L’industria automobilistica è uno dei tanti esempi di come il post vendita può generare valore economico e posti di lavoro per l’intera filiera.

 

Chi costruisce e vende automobili non considera la riparazione come una mancata vendita, anzi è vista come una grande opportunità per fidelizzare il cliente e per fornirgli dei servizi come a esempio i pezzi di ricambio sui quali ci guadagna. Al contrario il cliente che si dovesse trovare senza assistenza finirebbe per abbandonare quel costruttore per acquistare dalla concorrenza.

 

Anche l’industria delle costruzioni può essere ripensata in questa ottica. Con investimenti in ricerca di tecnologie, soluzioni e partner per coccolare il cliente e seguirlo dall’acquisto alla vendita dell’immobile>>.

 

Maria Rosaria Cardenuto

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